Sobre la reglamentación de la figura del Naturópata en Italia

Entrevista realizada a Adele Lamonica, Naturópata italiana, formadora, y conocedora en profundidad de todos los aspectos de la formación Naturopática, con el objetivo de analizar y conocer más a fondo la figura del profesional Naturópata, su función social y los aspectos formativos; todo ello debido a la propuesta de ley presentada por el Senador Bianco para la regulación de la profesión Naturopatica en Italia.

La entrevista la dejamos en el idioma original, italiano, para que no se pierda nada del significado contextual que bien vale leer detenidamente.

Grazie a un intervento sul nostro sito operato dal Prof. Harry Tallarita, Direttore dell’Accademia Anea e Segretario nazionale dell’Istituto Nazionale per la Naturopatia, sono emersi nuovi elementi circa la regolamentazione del naturopata. In discussione al Senato c’è un DDL che ben specifica ruolo, ambiti e competenze di questa figura professionale. L’intervento del professionista ha generato commenti interessanti dal parte degli esperti del settore. Nel caso foste interessati, potete trovare in rete il DDL sul riconoscimento del naturopata come “operatore sanitario non medico”.

Abbiamo voluto aprire un dialogo con la Dr.ssa Adele Lamonica, che si è dimostrata subito disponibile all’approfondimento e al confronto. La Dr.ssa Lamonica è Direttore del Corso di Naturopatia e presidente presso l’Istituto Superiore di Cultura Giordano Bruno, nonché Vice Presidente dell’Istituto Nazionale per la Naturopatia (INAT).

Facciamo chiarezza. Il naturopata non è un medico. Allora, come lo si può definire?

In tutti questi anni c’è sempre stata una grande confusione rispetto alla figura del Naturopata. Si è andati solitamente da un opposto all’altro (da sciamano/mago fino alla sua definizione di “medico”), tirando fuori definizioni che MAI sono arrivate dal mondo della Naturopatia e dai suoi operatori. Ovviamente la mancanza totale di informazione corretta fa si che si generino equivoci ad oltranza. Tutto ciò è dovuto anche al fatto che in genere sui media, si invitino tutti a parlare di naturopatia, tranne che i Naturopati, e questo logicamente genera una serie di interpretazioni del tutto personali sulla disciplina che nulla hanno a che fare con la realtà. Dare in uno spazio come questo una definizione completa è abbastanza riduttivo.

Per sintetizzare il più possibile le dirò che il naturopata non è un medico, e nè presume di esserlo.

Per la filosofia che soggiace alla Naturopatia, la definizione di “medico” è molto lontana dalla mentalità del Naturopata. Diciamo più correttamente che il Naturopata è una figura complementare, che si occupa essenzialmente di educazione alla salute, primary care e promozione della saluteattraverso metodiche non invasive per il riequilibrio della persona, come meglio definito dal recente documento dell’OMS “Standard per la formazione in Medicina Tradizionale/Complementare e Alternativa: Naturopatia” (in lingua originale, Benchmarks for Training in Naturopathy) : “Una professione sanitaria che enfatizza la prevenzione, il trattamento e la promozione della salute ottimale attraverso l’uso di metodi e modalità che incoraggiano il processo di autoguarigione (Vis Medicatrix Naturae)”.

Essenzialmente, una professione non medica, distinta da quest’ultima, in quanto il Naturopata non fa diagnosi nosologica né cura le malattie, atti di pertinenza medica. Una figura che anzi, al contrario di quanto si possa pensare, è in stretta collaborazione con il medico, secondo una idea di Medicina Integrata che vede come primo obiettivo il benessere dell’utente.

Si può parlare, come fanno alcuni siti, di “operatore sanitario naturopata”?

Se ne può parlare come ipotesi, come obiettivo. Allo stato attuale ancora il Naturopata non è contestualizzato nella categoria del Sanitario, come invece noi ci auguriamo che sia. Proprio in questa direzione è il DDL n. 2152 Norme in materia di regolamentazione della figura di operatore sanitario Naturopata, presentata dal Senatore Bianco e della quale con il direttivo dell’INAT, Istituto Nazionale per la Naturopatia, ho contribuito alla stesura.

Questa odierna “terra di nessuno” nella quale viviamo oggi, alimenta solo una grande confusione e fa si che si possano ipotizzare soluzioni come quella di dare alle estetiste la possibilità di “fare naturopatia” senza un percorso di studi adeguato oppure favorire che l’imbroglione di turno si definisca o sia definito automaticamente “Naturopata”. Con tutto il rispetto per le estetiste, quando si fa educazione alla salute o primary care, come minimo, mi concederà che sia necessaria una solida preparazione su base medico/scientifica e una definizione corretta e puntuale del curriculum di studi del Naturopata e del suo iter professionale successivo agli studi darebbe chiarezza all’utenza e, finalmente, trasparenza professionale agli operatori. Contestualizzare il Naturopata nel sanitario non solo eliminerebbe tutti gli equivoci sulla “scientificità” della disciplina, ma inserirebbe finalmente il Naturopata nel suo contesto ideale che è quello della promozione alla salute.

In termini di regolamentazione circa le cure naturali, l’Italia è indietro rispetto ad altri paesi d’Europa?

Assolutamente si In Italia sono state disattese le risoluzioni del Parlamento europeo (1997) e delConsiglio d’Europa (1999), che prevedono l’armonizzazione dei paesi membri riguardo le figure non mediche del Complementary and Alternative Medicines (CAM) e non è mai stato adottato il piano strategico sulle MNC dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2002).

Inoltre è stato disatteso anche l’importante documento che è stato presentato a Milano nel 2004 dalla Organizzazione mondiale della sanità a tutela del paziente delle MNC o CAM , intitolato «Linee guida per lo sviluppo dell’informazione al consumatore sull’utilizzo appropriato della medicina tradizionale, complementare e alternativa», in cui vengono sottolineate le politiche che i governi dovrebbero mettere in atto per le MNC. In Europa le leggi più recenti sulla naturopatia, si sono ovviamente ispirate alle linee guida OMS e a quelle europee quali la Risoluzione di Lannoye-Collins; considerando la Naturopatia disciplina complementare alla medicina ufficiale, e praticata da operatori non medici adeguatamente preparati. Di fatto in Italia, ben lungi dal tenere conto di tutto questo si vive ancora in una vacatio legis, che non è certo voluta né dai Naturopati che lavorano seriamente, né tantomeno dalle Associazioni di Naturopatia che li rappresentano.

In Italia ogni regione si è dotata o si sta dotando di una propria regolamentazione per la naturopatia?

Attualmente le Regioni che hanno fatto passi avanti in questo senso sono due: la Toscana e LaLombardia. La legge regionale Toscana è a regime. Ciò vuol dire che da luglio sono cominciate le iscrizioni agli elenchi regionali per: Naturopatia, Shiatsu, Craniosacrale, Yoga e Pranopratica. La legge regionale lombarda manca ancora dei decreti attuativi. Come in Toscana sono stati fatti dei tavoli disciplinari, cercando un compromesso fra le diverse realtà formative, in modo da stabilire uno standard minimo comune. L’approccio delle leggi regionali è stato quello di prendere atto della presenza sul territorio di professionisti non regolamentati e non “riconoscerne la figura”, bensìtutelare il cittadino che a loro si rivolge con una specie di bollino blu non obbligatorio. Non potendo legiferare in ambito sanitario, le regioni si muovono nel settore appositamente creato delle “discipline bionaturali”. Esse sostengono che il benessere sia l’obiettivo dell’attività di queste discipline e non la salute. Come vede, si gioca ancora con le parole.

La disquisizione se sia più ampio il concetto di benessere o quello di salute potrebbe durare in eterno e non portare a niente. Resta da dire che la tendenza europea è verso una formazione alta, di livello universitario, perchè, sia che si parli di benessere, sia che si parli di salute, l’operatore dovrebbe essere in grado di capire quando la persona che a lui si rivolge debba essere inviata al medico, in quanto sospetto portatore di patologia. Questo assunto essenziale non fa che sottolineare lanecessità della collaborazione con la classe medica ed ecco che siamo ritornati al concetto di salute.

Un suo commento nel portale ha suscitato il nostro interesse: “Ad ogni piè sospinto quando qualche cialtrone commette qualche abuso o qualche grave danno, viene automaticamente etichettato dai media come “naturopata” per poi scoprire che con la naturopatia nulla aveva a che fare.”. Ciò rallenta di molto il processo di regolamentazione della figura del naturopata e discredita i 15.000 naturopati che svolgono il loro lavoro in Italia con professionalità. Il DDL del 3 maggio 2010 depositato in Senato prevede un modo per ovviare al rischioso inconveniente?

L’obiettivo principale della proposta di legge consiste nel definire il profilo professionale degli operatori in Naturopati ed il percorso formativo indispensabile ad un corretto esercizio professionale a tutela dell’utente. Parimenti si introduce il ruolo delle associazioni di categoria, quali tutrici della qualità della professione e garanti dell’aggiornamento e dell’osservanza del Codice Deontologico, così come da Direttiva CE del 2005.

Si introduce altresì un Registro Nazionale dei Naturopati. Insomma una regolamentazione a 360° per far finire questa terra di nessuno in cui brancoliamo oggi e nella quale, in nome della Naturopatia, si può dire e fare qualsiasi cosa. Guardi sono molto autocritica. Una regolamentazione del genere serve anche a mettere ordine all’interno dello stesso mondo della Naturopatia, dove oggi, proprio per questa mancanza di indicazioni e norme, possono gravitare anche personaggi e situazioni che di certo non giovano all’immagine della disciplina.

Ovviamente in questa situazione è facile fare della critica a buon mercato e, come lei accennava citando la mia affermazione, soprattutto i media enfatizzano spesso fatti e circostanze nelle quali si parla di Naturopatia o Naturopati, per poi scoprire che questi sedicenti naturopati non hanno nessunattestato di studi in Naturopatia, non sono iscritti ad alcuna Associazione di Categoria, e non ottemperano a tutte le norme fiscali e assicurative che servono per esercitare la professione. Caratteristiche invece che il professionista Naturopata serio ha sempre.

Se un cittadino italiano ha un qualsiasi disturbo, la prima reazione istintiva è andare dal medico. Intendo dire che fino a qualche tempo fa rivolgersi al naturopata non era nemmeno una possibilità contemplata. Le cose stanno cambiando?

Le cose sono cambiate nella misura in cui oggi in Italia, come nel resto d’Europa la popolazione ricorre sempre più frequentemente a prestazioni complementari e a pratiche empiriche non mediche e non convenzionali, tra le quali la Naturopatia. Però vede il punto è proprio questo: non c’è una antitesi tra medicina convenzionale e terapie naturali. Questi manicheismi non agevolano il dialogo e soprattutto non vanno a vantaggio dell’utenza. La realtà auspicabile, come le dicevo prima è quella di pensare ad una “sanità integrata” dove la medicina convenzionale e le metodiche non convenzionali possano camminare insieme come dovrebbe essere. Le faccio un esempio pratico: se dal naturopata si recasse un malato oncologico, non sarebbe un buon naturopata colui che presumesse con molta supponenza di affrontare una situazione del genere con le sole metodiche della Naturopatia.

Il Naturopata professionista non lo farebbe mai. Anzi consiglierebbe al suo cliente di recarsi dall’oncologo per affrontare le cure adatte alla situazione e, di concerto con l’oncologo aiuterebbe il suo cliente con le metodi dolci tipiche della Naturopatia ad affrontare più serenamente gli effetti collaterali della chemioterapia. Le ho fatto un esempio limite perché ci sono delle realtà in cui già oggi si opera in questo modo.

Esistono specifici disturbi o famiglie di disturbi per i quali davvero sarebbe consigliabile sentire un naturopata prima di qualsiasi altra figura professionale?

Come le ho detto prima il Naturopata non “cura il disturbo”. Il Naturopata fa prevenzione ed educazione alla salute. E’ chiaro quindi che dal naturopata si vada per evitare che il disturbo insorga e arrivi ad essere una patologia grave. Il consiglio è quello di andare dal Naturopata per sapere come affrontare una alimentazione sana, conoscere e attivare la capacità di guarigione del proprio terreno (dove per “terreno” si intende la predisposizione ad alcuni tipi di disturbi); in altre parole, essere consapevoli della propria salute e della capacità di gestirla in modo sano.

Sostanzialmente il Naturopata è un operatore (come contemplato in molti paesi europei e dall’O.M.S.) che, attraverso molteplici tecniche, favorisce il mantenimento dello stato di salute e di benessere della persona, in base alle sue caratteristiche costituzionali, ovvero valuta la predisposizione ad alterazioni funzionali, organiche, le capacità reattive dell’individuo, l’alimentazione, le abitudini e lo stile di vita, fornendo suggerimenti sull’uso di alimenti, prodotti naturali ed integratori di libera vendita. La naturopatia essenzialmente opera quindi nell’ambito fisiologico e predisposizionale e non in ambito patologico. Va da sé che, come ho già accennato, il Naturopata deve avere una formazione tale da poter essere in grado di collaborare con il medico o altre figure socio-sanitarie.

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